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Cultura - Pietre della Lessinia


In Lessinia e in Valpolicella gli uomini del Paleolitico hanno popolato queste montagne, costruendo ripari e scheggiando la selce, piu’ di 70 milioni di anni fa. Il Parco Regionale della Lessinia rappresenta il punto di partenza per interessanti percorsi guidati alla scoperta di tutte queste bellezze. Gli itinerari possono essere personalizzati e completati con l’uso dei laboratori annessi al Museo di S.Anna d’Alfaedo.

 

Museo paleontologico e preistorico di S. Anna d’Alfaedo

Strutturato in due sezioni: una dedicata alla paleontologia, con l’esposizione dei grandi vertebrati marini, ritrovati nelle cave di pietre lastrolare della zona (tra i quali uno degli squali piu’ grandi d’Europa); l’altra dedicata alla Preistoria, con la mostra del materiale raccolto nei siti presenti sul territorio di S.Anna d’Alfaedo tra i quali selci simili a quelle rinvenute nel corredo dell’uomo di Similaun.

 

Il Ponte di Veja

Ricco di giacimenti di selce, luogo magico e suggestivo, il Ponte di Veja e’ l’architrave d’ingresso di un’enorme caverna carsica crollata. E’ stato sede di insediamenti umani preistorici da piu’ di 180.000 anni. Visitato da Dante e ritratto dal Mantegna, e’ uno tra i ponti naturali piu’ grandi d’Europa.

 

      

                 

La Cava di Pietra della Lessinia

Tipica attivita’ estrattiva della zona, e’ il luogo in cui sono stati ritrovati i fossili marini del museo. L’uso di questa pietra, le cui prime cave sono del 1700, rende caratteristiche e particolari le costruzioni locali, in particolare le contrade.

 

  

  

Le contrade

Antichi insediamenti abitativi disseminati in tutto il territorio costruiti con la “pietra di Prun” che veniva e viene tuttora usata anche per la copertura dei tetti. Le contrade sono spesso sviluppate attorno ad una corte che si poteva chiudere per difesa, dotate di una torre colombara e di edifici di uso collettivo come la malga e la fontana.

 

Le Cave di Prun

Le vecchie Cave di Prun (523 m s.l.m.) si dispongono lungo un fronte di circa 1 km sul versante orientale del monte Robiago. Chiuse definitivamente alla fine degli anni ’50 a causa della pericolosita’ dell’estrazione in galleria, col passare degli anni hanno avuto sorti diverse. La maggior parte di esse e’ stata completamente abbandonata, alcune sono state adibite come deposito di materiali edili, altre a stalle, altre ancora hanno addirittura rischiato di diventare discariche di pile usate. Oggi assumono una rilevanza storica e culturale quali monumenti della fatica dei cavapietre e punto di partenza di una vicenda sociale ed economica che coinvolge tutto il nostro territorio.